SINDROME DA CONFLITTO SUB-ACROMIALE

La sindrome da conflitto sub-acromiale provoca un dolore alla spalla che riduce i movimenti fino al blocco totale del braccio.

QUALI SONO LE CAUSE?

Possono essere due le cause che detrminano poi la classificazione in due quadri:

  • Outlet Sindrome (OS) – sindrome da conflitto subacromiale di origine ossea
  • Non Outlet Sindrome (NOS) – sindrome da conflitto di origine non ossea

[ A ] OUTLET SINDROME

(OS = Outlet Sindrome di origine ossea da formazione dell’acromion) o sindrome da impingement subacromiale o sindrome da alterato defilé del sovraspinoso (segnato con la lettera “A” nella figura 1).

E’ caratterizzata dalla presenza di un’alterazione del “tunnel” in cui scorre – appunto – il muscolo sovraspi­noso causata dal profilo dell’acromion che risulta curvo oppure uncinato (figura 1).        

SINTOMATOLOGIA

La sintomatologia della sindrome da conflitto sub­acromiale varia in rapporto allo stadio di gravità ed è caratterizzata da dolori continui alla spalla, disabiltà progressiva e limitazione fun­zionale importante.

Si parte da uno stadio iniziale:

  • 1° STADIO – di solito, si manifesta ad un’età inferiore ai 25 anni ed in genere consegue all’uso prolungato del braccio oppure dopo un trauma acuto. In questo stadio le lesioni sono reversibili.
  • 2° STADIO – il dolore si fa più grave e con ulteriore riduzione dei movimenti della spalla. In questo stadio le lesioni possono non essere più reversibili. Infine
  • 3° STADIO – le lesioni tendinee sono complete ed accompagnate da degrado articolare sia osseo che legamentoso. L’ età tipica è sopra i 40 anni.  

DIAGNOSI

L’iter diagnostico deve innanzitutto comprendere un’attenta valutazione clinica che includa tutte le prove (TESTS) e le manovre in grado di contribuire ad una corretta definizio­ne della patologia (tabella 1).

Le  indagini strumentali utilizzabili nel conflitto sub-acromiale sono rappresentate essenzialmente da:

  • RDX standard
  • ECOGRAFIA
  • TAC
  • RMN
  • ARTRO-RMN

Il ricorso all’una o all’altra metodica andrà valutato caso per caso a seconda dell’indirizzo diagnostico e dei dubbi da fugare.  

TERAPIA

Il trattamento chirurgico è l’unica soluzione. Questo si avvale di due metodiche che risentono dell’esperienza del chirurgo e della scuola di pensiero.

La “chirurgia a cielo aperto” (tagliando la pelle ed esponendo l’articolazione) è stata per lungo tempo l’unica opzione disponibile per aggredire chirurgica- mente il conflitto sub-acromiale. 

Oggi, invece, ci si avvale della “chirurgia artroscopica” che risponde agli attuali principi della chirurgia ortopedica, in quanto mini-invasiva e, secondo la nostra esperienza, in grado di assicurare migliori risultati e una maggiore compliance.  

In che cosa consiste l’operazione di artroscopia di spalla?

Viene fatta una ANESTESIA LOCALE. Il paziente viene messo in una particolare posizione semiseduto (cosiddetta da astronauta) e l’intervento chirurgico viene effettuato  mediante 2-3 piccole incisioni che permettono l’inserimento dell’artroscopio (una sorta di microtelecamera) e di speciali strumenti per l’asportazione di tessuto infiammatorio o cicatriziale e di spine ossee.

Durante l’intervento, il chirurgo esplora lo spazio e la borsa sotto-acromiale valutando l’integrità dei legamenti e dei tendini.

Successivamente con microstrumenti specifici rimuoverà eventuali tessuti infiammati e/o   altre alterazioni, infine con uno strumenhto più aggressivo asporterà la porzione dell’osso acromiale che determina lo sfregamento sui tendini (acromioplastica).

Quello che è importante sapere è che durante la seduta operatoria, il chirurgo ispeziona anche l’articolazione della spalla che viene valutata interamente nella sua anatomia funzionale, creando i presupposti per una eventuale prevenzione di futuri danni.     

Quale tempo di degenza?

Il tempo che si resta in ospedale è uguale a quello per l’artroscopia di ginocchio, cioè:

  • 1° giorno ricovero
  • 2° giorno intervento e dimissione.

Solo in caso di necessità (dolore-ematoma-altro) può prolungarsi di qualche giorno.  

Cosa bisogna fare dopo la dimissione?      

Al momento della dimissione, al paziente viene consegnato un promemoria che spiega la terapia farmacologia che deve fare oltre che il programma riabilitativo (esercizi di fisioKinesiterapia) che cominciano subito dopo l’intervento e si protraggono per circa 25-45 giorni dopo.

Non è necessario nessun tutore di spalla né di particolari attrezzature di protezione. In casi eccezionali – in concomitanza di altre lesioni di spalla- potrà rendersi necessario un eventuale tutore. In questo caso, comunque,  dovrà essere portato al massimo per tre settimane.  

[ B ] NON OUTLET SINDROME (NOS)

Sindrome da conflitto di origine non ossea In questo caso si parla di conflitto NON OUTLET dovuto cioè non ad alterazione del tunnel ma ad una osteoartrite acromion-claveare (A/C).

Consolidata l’esperienza in artroscopia di ginocchio per patologie interessante sia i legamenti che le strutture articolari vere e proprie, si aprono nuovi sviluppi terapeutici per la patologia di spalla.

COSA SIGNIFICA NOS di origine non ossea?

I tendini della CDR – cuffia dei rotatori sono posizionati nella spalla scivolando tra due livelli di ossa, in alto dall’osso acromiale e in basso dalla scapola.

Tuttavia per svariati motivi capite di questo spazio si restringe ed è appena sufficiente per il passaggio dei suddetti tendini con il braccio in posizione elevata e ruotata.

Ciò comporta, negli anni, uno sfregamento o conflitto dei tendini fra le due superfici ossee fino ad una loro rottura.

TERAPIA

Per il passato ci si è rivolti esclusivamente all’uso di:

  • terapia farmacologica sia per via generale
  • sia per uso locale (infiltrazioni) ma si è aggiunto anche
  • la fisioterapia che non ha migliorato molto il naturale peggioramento della malattia. • artroscopia di spalla

CONCLUSIONI

La tecnica artroscopica risolve definitivamente il problema eliminando la causa che lo ha provocato. In conclusione esistono molto più i punti a favore di quelli contro per la cura del dolore di spalla per tale patologia ed i risultati dipendono molto dalla qualità del tessuto da riparare e da come viene eseguita la riabilitazione.

I migliori risultati si ottengono sul dolore che viene ridotto fino al 95% o eliminato del tutto.

Tuttavia si deve sottolineare che un ritorno ad attività sportive e/o lavorative richiede un notevole impegno del paziente con esercizi impegnativi di FKT