L’intrappolamento del nervo ulnare al gomito rappresenta una delle più frequenti collocandosi subito dopo di quella del nervo mediano (Sindrome Tunnel Carpale).

Questa patologia fa parte del grande capitolo delle “Sindromi Canalicolari”.

Una patologia da compressione del NU può svilupparsi in diverse sedi del suo tragitto, tuttavia quella più frequente avviene proprio a livello del gomito – il canale cubitale – quando il nervo ulnare scorre tra l’epitroclea e l’olecrano proprio quando diventa superficiale e sottocutaneo.

Immagine disegno del nervo ulnare in giallo

EPIDEMIOLOGIA

L’età compresa tra i 50 e 70 anni è quella maggiormente colpita. Il sesso maschile è più esposto rispetto a quello femminile manifestandosi in epoca più giovanile 50-60 rispetto alle donne in cui compare verso i 60-70 anni.

CAUSE

Ecco un elenco di quelle più comuni:

• Idiopatica • Postraumatica (traumi diretti al gomito) • Lavoro (microtraumi ripetuti) • Instabilità del NU • Valgismo del gomito • Degenerativa(artrosi) • Disordini metabolici ed endocrini • Infezioni acute e croniche • Patologie malformative • Neoplasie e lesioni pseudotumorali • Connettivopatie

Quella idiopatica rappresenta la causa più frequente, con una percentuale che ricopre circa il 50% dei casi mentre nel 30% sono per lo più di origine postraumatica e movimenti ripetitivi e nel restante 20% dei casi per altre origini.

La sindrome del tunnel cubitale può essere classificata in 3 categorie:

1 categoria – Da riduzione delle dimensioni della doccia epitrocleo-olecranica

2 categoria – Da abbondanza del volume del contenuto della doccia epitrocleo-olecranica

3 categoria – Da modificazioni secondarie ad eccessivo movimento del gomito e delle strutture legamentose

SINTOMI

Fase iniziale irritativa: a) intorpidimento delle ultime dita della mano (anulare e mignolo) b) parestesia (mutamento della sensibilità) c) dolore/bruciore sul lato mediale del gomito che si continua all’avambraccio fino alla mano, sempre medialmente.

Fase intermedia deficitaria: d) debolezza muscolare e) impedimento nella presa di oggetti

Fase finae paralitica: f) paralisi dei muscoli della mano g) deficit motori gravi h) atrofia muscolare

La sofferenza aumenta tenendo il gomito flesso ed è per questo motivo che i pazienti accusano difficoltà a tenerlo in questa posizione e, di conseguenza, difficoltà nel telefonare, guidare, mangiare, ecc. Può comparire anche una sensazione di freddo, sempre sul lato mediale dell’avambraccio e della mano.

Dal punto di vista clinico, è importante tener presente che gli stadi finali della malattia producono un’atrofia muscolare dell’eminenza ipotenar (lato mediale ventrale della mano) che può essere irreversibile mentre i primi due stadi della patologia possono ancora essere reversibili.

DIAGNOSI

La diagnosi si avvale sia della clinica sia di esami strumentali specifici. L’esame obiettivo (EO) farà acquisire, oltre le informazioni a carattere generale:

  • storia clinica
  • forza muscolare
  • modificazione della percezione termica, tattile e dolorifica
  • alterazioni della muscolatura (ipotrofia/atrofia muscolare)
  • segni di instabilità del NU al gomito anche il riscontro di alcuni test specifici:Froment, Egawa, Mc Kinnon, Valutazione FCU, Valutazione FDP5°, Tinel, Test d’iperflessione del gomito

La diagnostica strumentale prevede:

  • Radiografia
  • EMG (elettromiografia)
  • NG (neurografia)
  • Ecografia
  • RM
  • TC

TERAPIA

Il trattamento differisce a seconda che la patologia è riconosciuta in una fase iniziale, intermedia o avanzata. Può essere

  • conservativa
    • Terapia farmacologica (FANS, Acido α-Lipoico, L-Acetil Carnitina (LAC), Acido γ-Linolenico, Vitamina E, Vitamine del complesso
    • Diuretici, Corticosteroidi a basso dosaggio
    • Terapia infiltrativa (associata a splint, non condivisa, risultati non dimostrati, danni iatrogeni)
    • FKT
    • Tutore di gomito (immobilizzazione del gomito)
    • Correzione della postura (particolarmente indicata in soggetti con mansioni lavorative particolari)
  • Oppure chirurgica
    • L’intervento chirurgico ha lo scopo di liberare il NU dalla morsa che lo stringe nel tunnel cubitale e/o da altre cause di compressione esterna.

Le tecniche chirurgiche sono:

1) Chirurgia artroscopica

2) Chirurgia con taglio della cute

Quella per via artroscopia si caratterizza per il fatto che viene utilizzata la metodica meno invasiva con piccoli accessi cutanei attraverso i quali si introducono gli strumenti Quella chirurgica a cielo aperto prevede il taglio della cute e successivo approfondimento dei piani fino ad arrivare al piano nervoso.

Vi sono due possibilità di decompressione:

a) Neurolisi semplice (senza trasposizione del NU)

b) Neurolisi con trasposizione del NU Successivamente all’intervento chirurgico si applica un bendaggio e, a seconda dei casi, anche un tutore per un periodo di tempo che il chirurgo ritiene più opportuno. Di solito varia da pochi giorni, 7-10 fino a 2-3 settimane.

Durante questo periodo sono consentiti esercizi di tonificazione muscolare e successivamente un graduale recupero del movimento del gomito con fisioterapia di potenziamento muscolare.

Nessuna risposta.

Lascia un commento